Pubblicità con bambini Down? Noi diciamo sì…

“Perché non inserire dei bambini con sindrome di Down nella pubblicità? Magari scopriamo così
che sono dei bambini in mezzo ad altri bambini e ci abituiamo ad incontrarli con naturalezza nella vita di tutti i giorni”.

Chilohadetto

Così Anna Contardi, coordinatrice nazionale AIPD, Associazione Italiana
Persone Down commenta il monologo di Luciana Littizzetto, che nel corso del Festival di Sanremo la scorsa settimana ha lanciato, sul tema della bellezza e della diversità un appello a inserire nella propria pubblicità un bambino con sindrome di Down, perché “I bambini con sindrome di Down sono dei bambini, non delle sindromi”.

“Non abbiamo preclusioni sul fatto che una persona con sindrome di Down si impegni in
pubblicità, ovviamente dipende dal prodotto e dallo slogan. Ho già visto un bambino con sindrome di Down impegnato in una pubblicità di giocattoli con altri bambini e l’ho trovato una buona idea, anche questa è integrazione. Diamo già da ora la nostra disponibilità a collaborare con le aziende che vogliono accogliere questa sfida”. Lavorare nella pubblicità per gli adulti diventa poi un altro canale per l’inserimento lavorativo, tema caro all’Associazione Italiana Persone Down, che si occupa di questo argomento da 22 anni.

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3 cose che la Littizzetto non sa su Bambini Down e Nutella

3 cose che la Littizzetto non sa su Bambini Down e Nutella

“C’è un problema tra la gente”. E’ vero, ha ragione la Conad. Questo problema ha un nome: Luciana Littizzetto.

Durante la terza serata del Festival di Sanremo, Luciana Littizzetto, dopo un discorso intriso di un banale moralismo ha lanciato un appello alla Ferrero: “chiamate un bambino down per la pubblicità della Nutella”. Ok, Luciana: i tuoi buoni sentimenti ci colpiscono. Ma perché non l’hai chiesto innanzitutto alla Coop di cui sei testimonial? Se la Coop sei tu, perché non sono anche loro?  Non sarebbe il caso di risolvere i problemi partendo da casa propria? Cos’è? Non vuoi cedere il testimonial?

Facile fare la paladina dei diritti con le vite, la reputazione, e i soldi degli altri. Cosa ha fatto di male il sig. Ferrero per meritarsi questo attacco in prima serata? Cos’hanno fatto i bambini down per vedersi strumentalizzati in una filippica di cui, l’unico scopo, è la ricerca di un facile consenso?

La pubblicità è sempre strumentalizzazione, manipolazione e persuasione. In buona fede, per carità, ma di questo stiamo parlando. Volendo si possono provare a strumentalizzare i bambini down per vendere più Nutella. Ma non sarebbe come usare il corpo delle donne allo stesso fine?

Il signor Ferrero, per come la vedo io, pare avere una cosa chiamata etica. Eh si, Luciana: l’etica.

Per non parlare di alcune cose che, probabilmente, chi lavora in Ferrero sa:

  1. I bambini con la sindrome di down hanno tanta fame e uno su due è in sovrappeso. Altri disturbi correlati sono disturbi dentari, ipotiroidismo, disturbi psicopatologici, anomalie ortopediche, invecchiamento precoce e rischio di demenza più alto rispetto alla popolazione normale.
  2. La loro alimentazione dovrà essere composta da alimenti che contengono molti antiossidanti per rafforzare le difese immunitarie come frutta e verdura che dovranno essere consumate crude e solo di agricoltura biologica.
  3. Gli alimenti raffinati non dovrebbero far parte dell’alimentazione di persone che hanno un sistema immunitario indebolito come i bambini Down. I prodotti industrializzati sono completamente privi di sostanze nutritive e pieni di grassi idrogenati (cancerogeni), conservanti, sale e zucchero.

Ti suggerisco poi una serie di raccomandazioni documentate e scientifiche che fa l’Istituto Superiore di Sanità facilmente reperibili online. Se vuoi approfondire, leggi qui e qui.

In realtà le 3  affermazioni sopra riportate innanzitutto sul sito della dott.ssa Maria Papalasileiou sono state contestate da molti genitori di bambini con la sindrome di Down. Per questo motivo, se vi interessa davvero, andare oltre i pregiudizi leggete QUESTO POST sui 5 stereotipi più comuni sulle persone con sindrome di Down.

Tra l’altro, Luciana, c’è anche un problema di carattere giuridico che riguarda le pratiche commerciali scorrette a danno di consumatori “particolarmente vulnerabili”. Ma non starò lì a tediarti con queste cose.

Al di la di tutto cara Luciana, al di la delle questioni scientifiche, rimane valido il principio che dare il buon esempio è il miglior modo per cambiare il corso della storia. Vuoi che i bambini con sindrome Down recitino negli spot televisivi? Bene, anche io. Ma inizia dalla Coop, perché la Coop non sei solo tu, sono anche loro. Sei pronta a cedere il testimonial?

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